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dai GIORNALI di OGGI

A "Porta a Porta", il premier parla della ricostruzione all'Aquila, poi va giù duro

"Delinquenziale parlare di libertà di stampa a rischio". Poi Fini, i rapporti con l'Udc e i "comunisti"

Berlusconi: "Farabutti in tv, stampa e politica

Repubblica superpartito che mi attacca"

2009-09-15

Ingegneria Impianti Industriali

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Dalessandro Giacomo

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2009-09-15

CORRIERE della SERA

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2009-09-17

Dati di ascolto

Porta a porta con Berlusconi

battuto da L'Onore e il Rispetto

Vespa ha avuto un ascolto del 13,47%, mentre la fiction di Canale 5 ha fatto oltre il 22%

MILANO - L'Onore e il Rispetto con Gabriel Garko batte Porta a porta con Berlusconi. Lo speciale di Bruno Vespa con il presidente del Consiglio sulla consegna delle case ai terremotati, andato in onda martedì in prima serata, ha avuto un ascolto del 13,47%, per un totale di 3.219.000 spettatori. Di solito il programma di Vespa ha un ascolto del 18,30% per le prime serate e del 17,50% per le seconde (dati ufficio stampa Rai 2008-2009). Martedì sera Vespa è stato quindi stato battuto dalla "corrazzata" di Canale 5 che ha mandato in onda L'Onore e il rispetto. La fiction della rete Mediaset con Gabriel Garko ha raggiunto il 22,61% con 5.750.000 spettatori. La fiction è andata in onda dalle 21.16 alle 23.20, mentre Porta a porta dalle 21.12 alle 23.45. Le partite di Champions League (Juventus-Bordeaux e Marsiglia-Milan) su Sky sono state viste in tutto uno share del 6% con 1.634.436 spettatori con una crescita di 200 mila spettatori rispetto alla giornata inaugurale dell'anno scorso (le partite erano trasmesse anche dai canali a pagamento di Mediaset Premium).

LE REAZIONI DELL'OPPOSIZIONE - Molti i commenti del giorno dopo da parte mondo politico. "È stata una sorta di autocelebrazione molto imbarazzante - commenta Massimo D'Alema -. Il fatto che il servizio pubblico venga addomesticato a scopi di propaganda menzognera è grave per il nostro Paese. Gli italiani, disertando la trasmissione, cominciano a dare segni di buonsenso". Secondo l'esponente del Pd, "Bruno Vespa, in quanto collega e valente professionista, avrebbe dovuto sottrarsi ad un'iniziativa che ha umiliato altri professionisti". Per Beppe Giulietti, deputato e portavoce di Articolo 21, "Berlusconi ha fatto flop, solo 13% di share in prima serata su Rai 1". Di fronte a questa debacle, dice Giulietti, "mi aspetto le dimissioni dei responsabili della Rai, che quasi si sentono dei funzionari al servizio della concorrenza, visto quello che hanno fatto per mandare in onda da sola Porta a Porta. Questi dirigenti stanno portando al disastro il servizio pubblico televisivo, stanno creando un enorme danno erariale. L'Autorità garante non può far finta di nulla, deve intervenire con decisione". Rocco Buttiglione (Udc), vicepresidente della Camera, commenta invece così: "Solo il 13% di ascolti? No, io ieri sera Berlusconi non l'ho visto, mi spiace per Vespa. Comunque Goebbels aveva ragione: a forza di ripetere la gente si convince; ma non aveva tenuto conto del fatto che a forza di ripetere la gente si stufa anche". Breve il commento di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama: "Mi ha colpito che 'L'Onore e il Rispetto si siano imposti sulla propaganda di Berlusconi. Curioso, no?". Caustica invece Rosi Bindi, sempre del Pd: "Oggi sappiamo qual è la popolarità del premier: si ferma al 13 per cento di gradimento degli italiani. Vittima del suo conflitto d'interesse, il Berlusconi proprietario delle reti Mediaset batte il Berlusconi controllore politico del servizio pubblico. Non è bastato militarizzare la Rai, imporre lo spostamento di Ballarò, chiedere a Matrix di farsi più in là. Il flop a Porta a Porta è una doppia umiliazione: per Viale Mazzini che non ha salvaguardato l'autonomia del servizio pubblico e per Berlusconi che ha usato uno spazio privilegiato per fare propaganda di regime e attaccare la stampa indipendente e gli avversari politici". Dura anche l'Italia dei valori, con Massimo Donadi: "I vertici della Rai hanno proposto un soliloquio di Silvio Berlusconi quasi a reti unificate. Gli italiani hanno risposto con un pernacchio cambiando canale. Ora dovrebbero rispondere anche del danno economico determinato all'azienda dalla loro decisione: mai l'audience della Rai è stata bassa come ieri, ed è gravissimo". E il leader del suo partito, Antonio Di Pietro, aggiunge: "Se la Tv di Stato è questa, allora non ha senso pagare alcun canone e, visto che con il calo dello share si danneggia anche l'erario, e visto che Vespa considera Porta a Porta un suo programma, allora mi chiedo se non debbano essere lui o Masi a colmare questo buco nelle casse pubbliche".

LA DIFESA DEL CENTRODESTRA - La prima voce che si leva da parte del centrodestra è quella di Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato: "I dati d'ascolto crescono e diminuiscono. Invece cresce il consenso per il governo e l'azione di Berlusconi. Fare case per i terremotati, affrontare la crisi economica: il governo dei fatti gode di un crescente consenso nel paese ed è questo il vero dato di gradimento che conta di più". "La giornata di ieri - ha poi detto il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone -, ancora una volta, ha sottolineato un fatto su cui l'opposizione, se fosse lucida e non posseduta dall'odio, dovrebbe riflettere: Silvio Berlusconi è in sintonia con il Paese, con le attese e le speranze degli italiani, che chiedono alla politica cose concrete, realizzazioni come quelle messe in campo dal doverno, e non le chiacchiere di palazzo". "La puntata di ieri di Porta a Porta sul terremoto in Abruzzo - aggiunge - è stata la dimostrazione plastica di questa differenza: Berlusconi come leader del fare, delle cose concrete, mentre gran parte del ceto politico e giornalistico è interessato a tutt'altro. E invece la minoranza finge di non capire e cambia discorso". "Il flop? Mi pare una sciocchezza perchè gli ascolti non si misurano con una fiction" dice invece il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Che poi ammette: "Cosa vedevo io? Saltellavo tra il Milan e Porta a Porta. Tanto sempre Berlusconi era...". Quindi spiega: "Sono di un'altra generazione io. Di quelli che quando gioca un'italiana in coppa la tifa". Per la Lega parla invece Davide Caparini: "Il responso degli italiani viene dalle elezioni. Lo share lo abbiamo registrato alle europee e lo registreremo di nuovo alle prossime elezioni regionali".

IL CONSIGLIERE RAI - Da Palazzo Mazzini arriva la critica del consigliere di amministrazione Rai Giorgio Van Straten, area Pd, che va giù duro: "Solo il 13,5% degli spettatori italiani ha guardato lo show di Silvio Berlusconi: un flop clamoroso, forse la peggiore performance di RaiUno nell'anno. Così la scelta del direttore generale Mauro Masi si è rivelata non solo inaccettabile sotto il profilo del pluralismo informativo e del buon giornalismo, ma anche completamente sbagliata rispetto agli interessi dell'azienda, come era facilmente prevedibile. Mi auguro che questa vicenda sia di insegnamento e che da oggi, nell'interesse del paese e della Rai, i giornalisti tornino a fare i giornalisti e i dirigenti a dirigere l'azienda con autonomia ed efficienza".

LA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA - Molto perplessa nei confronti dello show di Vespa è anche la posizione del presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane, intervenuta a Radio Città Futura. "Quella di ieri è stata una giornata di gioia, guastata in parte dall'indecorosa enfasi data all'evento. Ho sentito dire che era tutto risolto, ma così non è: proprio questa mattina sono passata in una tendopoli dove era in atto una protesta. Ci sarebbe voluta decisamente più sobrietà per rispetto soprattutto di quelle tante migliaia di abruzzesi che una casa ancora non ce l'hanno. Dopo quello che ho visto - ha aggiunto - parteciperò con maggiore passione e determinazione alla manifestazione di sabato a Roma per un'informazione libera".

 

16 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

2009-09-15

E sulle domande al premier: "Nessuno ha il coraggio di fargliene come me"

Vespa: "Nessun flop, era tutto previsto

Berlusconi è duro? La colpa è di Raitre"

Il conduttore: nessuno ha mai pensato di battere un film per la tv. "I maschi hanno guardato il calcio"

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Bruno Vespa e Silvio Berlusconi durante lo speciale "Porta a Porta" di martedì (Ansa)

Bruno Vespa e Silvio Berlusconi durante lo speciale "Porta a Porta" di martedì (Ansa)

ROMA — Bruno Vespa, Garko batte Berlu­sconi 22 a 13. Che flop.

"Quale flop? Siamo seri. Lo abbiamo detto dal­l’inizio, col direttore di Raiuno Mauro Mazza. Non ci aspettavamo grandi ascolti. E martedì il mondo della tv era diverso. Sky e le "altre", cioè non Rai né Mediaset né La7, hanno totalizzato il 26%. Juve e Milan sono le squadre che attirano gli ascolti più corposi. Il pubblico maschile è andato lì... E vedrete che stasera Ballarò con una concor­renza meno agguerrita farà più ascolti di noi".

Garko sostiene: la gente ha voglia di di­strarsi.

"Mai avrei pensato di battere una fiction di Ca­nale 5. Ridicolo. Nessuno che sappia un minimo di tv lo farebbe. La nostra puntata è stata enfatiz­zata senza motivo. Da sempre apriamo la stagio­ne invitando il capo del governo del momento. Berlusconi aveva accettato per la seconda serata. Poi è arrivata la decisione della direzione genera­le di affidarci la prima serata. A mio avviso l’avve­nimento lo giustificava".

E la cancellazione di "Ballarò"?

"L’ho detto. Uno slittamento di due giorni non è un attentato alla li­bertà di stampa. È una decisione azien­dale. E ripeto. Non ho deciso io sulla collocazione in pa­linsesto ".

Si parla di telefo­nate di Palazzo Chi­gi al direttore gene­rale Mauro Masi per ottenere que­sto risultato.

"Non ne so nul­la".

Ha scritto Aldo Grasso: Vespa dove­va opporsi allo slittamento di "Ballarò" e di "Matrix". Cosa risponde?

"Grasso mi attribuisce straordinari poteri, che non ho, non solo sui palinsesti Rai ma anche di Mediaset. Ahimè, non mi hanno telefonato. Devo proprio deluderlo".

Ancora Grasso: martedì c’è stata una "tv del­l’obbligo".

"Per me c’era solo un obbligo, questo sì. Ma di servizio pubblico per la fine di un’emergenza co­lossale" .

L’accusano di aver fatto eco a Berlusconi du­rante la trasmissione: "Un record, un miraco­lo "... Non era eccessivo?

"Alcune frasi non esistono. Ma se si sta ai fatti, ciò che è accaduto a L’Aquila nella gestione del­l’emergenza è un vero record. Sono invece molto preoccupato per la ricostruzione che si annuncia complessa, costosa. Non vedo idee chiare né dal governo né dagli enti locali che dal 1 gennaio as­sumeranno il peso dell’operazione".

Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, dice: Ve­spa sembrava Carlo Campanini, ottima spalla di Silvio Berlusconi.

"Espressione volgare e deludente che stona in bocca a una persona seria come Verna. La prossi­ma volta venga lui a intervistare Berlusconi a Por­ta a Porta. Lo invito. La spalla? Sfido chiunque a individuare qualcuno che abbia rivolto a Berlusco­ni domande sul conflitto di interessi con la mia stessa chiarezza".

Come farà, dopo le liti, senza Franceschini e Di Pietro?

"Mi chiedo invece: come faranno Dario France­schini e Antonio Di Pietro senza Porta a Porta? Ricordo che Di Pietro nelle ultime due stagioni si è seduto sulla nostra 'sedia elettrica', in 14 punta­te contro le 7 di Berlusconi".

Quindi inviterà altri esponenti del Pd e del­l­’Idv?

"I partiti non si identificano solo con i loro se­gretari".

E nel caso di un’alzata di scudi, di un "no" generalizzato delle opposizioni, come farete con la par condicio?

"Io affronto i problemi quando si manifestano. Per rispettare la par condicio è comunque indi­spensabile che si sia in due".

Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, ha protestato con Berlusconi per le accuse rivolte a Raitre, a "Ballarò", "Annozero", "Report". Non era meglio fermare Berlusconi?

"Capisco che è sempre inelegante attaccare quando ci si trova in una posizione di forza. Ma se Berlusconi è costantemente attaccato da Raitre e da molte sue trasmissioni, non ci si può lamen­tare se poi Berlusconi attacca Raitre...".

Perché reagisce sempre male quando si di­scute di lei, di "Porta a porta", dei suoi compen­si?

"Ho tanti motivi di doglianza. Tra il 1993 e il 1994 avevo portato il Tg1 al successo contro il Tg5. Fui epurato per un anno. Nessuno protestò. Nella campagna elettorale 1994 fui relegato nel pomeriggio in una trasmissione con Giovanni Sartori, in prima serata c’era Lilli Gruber. Nessu­no disse niente. Pier Luigi Celli minacciò di chiu­derci, salvo poi pentirsi. Silenzio. La libertà di in­formazione dove comincia e dove finisce? I com­pensi? Perché solo i miei sono pubblici quando quelli, per esempio di Fabio Fazio o Daria Bignar­di, passano in Consiglio e filano via in silenzio? Sospetto due pesi e due misure. Con i moderati Rai sempre in difficoltà".

In tanti la definiscono "berlusconiano". La sua reazione?

"Frutto dell’invidia. Aspetto sempre che, in tra­smissione, i giornalisti ospiti rivolgano a Berlu­sconi domande che io non propongo. Perché non ho paura delle domande 'vere' e infatti le faccio. Berlusconiano? Ma se oggi significa, per qualcu­no, dare dell’appestato...".

Paolo Conti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-09-17

Il fallimento del comunicatore

di CURZIO MALTESE

Berlusconi ha fatto segnare un record. Questo vero. Il presidente del Consiglio, ospite unico dello speciale di Porta a Porta, ha registrato il peggior ascolto dell'anno nella prima serata di Raiuno. Tre milioni 200 mila spettatori di media, il 13,4 per cento di share. Un risultato che per qualsiasi altro programma di Raiuno comporterebbe l'immediata chiusura col voto unanime dei vertici di viale Mazzini. Al contrario, stavolta erano stati oscurati i programmi concorrenti, da Ballarò a Matrix.

Eppure la "tv dell'obbligo", come ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera, non ha funzionato. Soprattutto perché non ha funzionato lui, il Grande Comunicatore.

È una nemesi storica per un uomo che ha fondato un partito con un messaggio via etere. Si possono naturalmente trovare molti alibi, a cominciare dalle partite sulla pay tv, che per chi è abbonato sono ormai pane quotidiano. Si può credere comunque ai sondaggi esibiti dal premier, che certo rimane popolare. Ma nessuno come Berlusconi sa che si vota anche col telecomando. E stavolta gli italiani hanno cambiato canale in massa. Il re delle televisioni è stato sfiduciato dall'audience.

Si tratta di una svolta nella fenomenologia del personaggio. Il Grande Comunicatore sembra aver perso la sua magia. La trasmissione era davvero brutta, televisivamente sgrammaticata, ingessata e noiosa, percorsa da un livore fastidioso e soprattutto per lunghi tratti incomprensibile. Berlusconi va ormai da mesi in tv per reagire, in genere con insulti, a fatti dei quali lo spettatore medio, tanto più quello di Porta a Porta, non sa assolutamente nulla.

Nessun telegiornale ha mai letto le famose dieci domande di Repubblica, riprese da tv e giornali di mezzo mondo. I notiziari hanno ormai abolito o censurato le rassegne stampa italiane e straniere. Pochi italiani usano Internet. Insomma, s'immagina lo sconcerto dello spettatore medio di Porta a Porta, fascia anziana, bassa scolarità, poca consuetudine con la carta stampata, che osserva il premier gonfio di rancore e si volta per chiedere lumi alla signora: "Ma con chi ce l'ha? Che è successo?".

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Nella puntata dei record, si è assistito a un'oretta di tv surreale, durante la quale si è discusso dei "dissapori" fra Berlusconi e Fini senza che uno dei giornalisti presenti sentisse il bisogno di citare l'episodio scatenante. Il fatto. In questo caso, la notizia che Gianfranco Fini aveva querelato il Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, dopo essere stato prima invitato a tornare "nei ranghi" e poi minacciato con presunte rivelazioni a sfondo sessuale. Questi sono fatti, non opinioni di Repubblica.

A proposito, sempre Berlusconi continua a ripetere nel salotto di Vespa che "Repubblica s'inventa di mie frequentazioni con minorenni e di veline inserite nelle liste elettorali". Anche qui, nessun giornalista del salotto ha mai avvertito il dovere professionale d'informare gli spettatori che quelle accuse non sono partite da Repubblica ma dalla signora Veronica Lario, moglie di Berlusconi e madre dei suoi figli. Riportate come tali, ancora una volta, dalla stampa mondiale.

Questi sono fatti. Vengono prima di destra e sinistra.

Possiamo domandare che razza di servizio pubblico è quello che offre un pulpito agli insulti del premier ("farabutti", "delinquenti"), senza mai sfiorare una notizia? Il presidente della Rai è giustamente intervenuto per difendere i programmi Rai e i giornalisti attaccati dal premier in casa Vespa. Ma in questi giorni i nuovi padroni della tv di Stato stanno valutando il modo di correggere, ridimensionare negli organici o addirittura chiudere programmi di giornalismo come Annozero o Report. I pochi che ancora offrono informazione, fatti.

A parte questo, programmi di successo, con percentuali di ascolti ben superiori agli speciali di Porta a Porta. I cui conduttori costano un terzo, nel caso di Michele Santoro, o addirittura un decimo, come Milena Gabanelli, rispetto al milione e ottocentomila euro che ogni anno porta a casa Bruno Vespa per non fare servizio pubblico. Per questo dobbiamo pagare il canone?

(17 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

"Porta a porta" con il premier capitola nel confronto con "L'onore e il rispetto"

La serie ha ottenuto il 22,61% di share, al presidente del Consiglio solo il 13,47%

Ascolti, Vespa battuto da Canale 5

la fiction va meglio di Berlusconi

Dopo le polemiche, la Commissione di vigilanza convoca il dg Masi

Ascolti, Vespa battuto da Canale 5 la fiction va meglio di Berlusconi

Berlusconi a

ROMA - Gabriel Garko batte Silvio Berlusconi: la fiction L'onore e il rispetto in onda ieri sera su Canale 5 ha avuto la meglio, quanto ad ascolti, sulla puntata di Porta a porta che ospitava il presidente del Consiglio: l'ammiraglia Mediaset ha ottenuto il 22,61% di share con 5.750.000 di spettatori contro il 13,47% e 3.219.000 spettatori di RaiUno. "Un flop clamoroso - ha detto il consigliere d'amministrazione Rai Giorgio Van Straten - forse la peggiore performance di RaiUno nell'anno".

La Vigilanza convoca Masi - Sulla puntata delle polemiche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, dovrà dare spiegazioni martedì 22 settembre davanti alla commissione di vigilanza sulla Rai. La proposta di ascoltare Masi è stata avanzata dal capogruppo del Pd in commissione, Fabrizio Morri, e condivisa - a quanto hanno riferito i partecipanti alla riunione - dal presidente Sergio Zavoli, dai rappresentanti dell'opposizione e anche da quelli del Pdl, che hanno chiesto però che si affrontino vari temi, dal piano industriale al contratto di servizio, alle nomine per Raitre e Tg3.

La puntata di Porta a porta. Una puntata preceduta dalle polemiche, quella condotta ieri sera da Bruno Vespa, per lo slittamento del debutto di Ballarò su RaiTre e di Matrix su Canale 5, due programmi di approfondimento che avrebbero rappresentato una valida alternativa a Porta a porta. Dove il presidente del Consiglio è tornato ad attaccare la stampa e Repubblica oltre a parlare della consegna delle case ai terremotati dell'Abruzzo e dell'attualità politica.

La concorrenza. Scongiurare i rischio-flop annientando la concorrenza di prodotti simili non è stato, tuttavia, sufficiente. Considerato che c'erano anche le dirette delle partite di Champions - giocavano sia la Juventus che il Milan - e altre offerte, come il film Dirty Dancing su Italia Uno (in onda in occasione della scomparsa dell'attore protagonista, Patrick Swayze, ha ottenuto 3.183.000 spettatori e il 12,18% di share), l'appuntamento con la serie L'ispettore Coliandro su RaiDue (3.105.000 spettatori, share dell'11,82%), il film La caduta su RaiTre (2.377.000 e il 9,69%), la commedia Selvaggi su Retequattro (1.674.000 e il 6,37%).

"Il risultato peggiore". "Un flop clamoroso, forse la peggiore performance di RaiUno nell'anno": questo il commento del consigliere di amministrazione Rai Giorgio Van Straten, che giudica la scelta del direttore generale della Rai, Mauro Masi, "non solo inaccettabile sotto il profilo del pluralismo informativo e del buon giornalismo, ma anche completamente sbagliata rispetto agli interessi dell'azienda, come era facilmente prevedibile e anche io avevo previsto". E si augura che "da oggi, nell'interesse del paese e della Rai, i giornalisti tornino a fare i giornalisti e i dirigenti a dirigere l'azienda con autonomia ed efficienza".

Rizzo Nervo: "Per la Rai un mancato ricavo di 500mila euro". "Chi si assume adesso la responsabilità dei mancati ricavi, circa 500.000 euro, dovuti alla disdetta dei contratti da parte di importanti inserzionisti che avevano acquistato gli spot all'interno di Tutti pazzi per la tele e di Ballarò e che non hanno accettato il cambio con Porta a porta e il film La caduta?". E' quel che si chiede il consigliere d'amministrazione Rai, Nino Rizzo Nervo, che dice di condividere "anche le virgole" di quanto affermato dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, e definisce la puntata di Porta a porta "un tentativo di propaganda senza contraddittorio su tutti i temi dell'attualità politica". "Non ci sarà alcun mancato ricavo

pubblicitario per la Rai", replica il vicedirettore generale della Rai Antonio Marano, che assicura anzi che in particolare per Ballarò "si prevede un recupero maggiore dell'offerta pubblicitaria". "Resta il fatto che il martedì di Rai1 con la Clerici o con un altro intrattenimento di prima serata viene 'venduto' agli investitori pubblicitari con la garanzia di uno share del 22-24%. - è la controreplica di Rizzo Nervo - Ieri Porta a porta ha conquistato una media del 13,47% con picchi negativi dell'8,9% recuperati dalle 23.13

in poi. Poichè il numero di giorni di una stagione televisiva non è dilatabile a piacimento, così come quelli dell'anno solare, a consuntivo il danno economico da me indicato ci sarà. Stesso ragionamento vale per Raitre".

Il Pd: "Performance da varietà scadente". Il flop ha richiamato, com'era prevedibile, i commenti dell'opposizione. Come quello di Fabrizio Morri, Pd, capogruppo nella commissione parlamentare di vigilanza Rai, secondo il quale i risultati d'ascolto equivalgono "alla performance del più scadente dei varietà". Sulla stessa linea Vincenzo Vita (Pd), che registra "l'inizio della crisi di un certo modello di talk show, quello fondato sulla propaganda e sull'ingiallita tecnica manipolatoria della 'cerimonia mediatica'".

Di Pietro: "Vada a danneggiare le sue tv". Va all'attacco Antonio Di Pietro: "Visto il crollo degli ascolti, ritengo che Berlusconi debba apparire e danneggiare le sue televisioni e non quelle del servizio pubblico. Mentre Vespa raccatta un umile 13,47% di share, Mediaset si frega le mani con gli incassi pubblicitari dei suoi canali". Una "doppia umiliazione - dice Rosy Bindi - per Viale Mazzini che non ha salvaguardato l'autonomia del servizio pubblico e per Berlusconi che ha usato uno spazio privilegiato per fare propaganda di regime e attaccare la stampa indipendente e gli avversari politici''. Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, si aspetta "le dimissioni dei responsabili della Rai che stanno portando al disastro il servizio pubblico".

(16 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Berlusconi a "Porta a porta" torna all'attacco della stampa

Tre ore di spot governativo senza alcun contraddittorio

Monologo con insulti e menzogne

nel salotto del servizio pubblico

di CURZIO MALTESE

Monologo con insulti e menzogne nel salotto del servizio pubblico

Silvio Berlusconi

C'è poco da commentare sulla puntata di "Porta a Porta" di ieri sera. Bisogna passare ai fatti. Registrare tutto e inviarlo al resto del mondo, via Internet, con una sola parola d'accompagnamento: "aiuto!". Tre ore di spot governativo, con il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, autoproclamatosi "superiore a De Gasperi", senza alcun contraddittorio, non soltanto in studio, ma nell'etere intero. Che ne penseranno nei paesi democratici?

Il Presidente Ingegnere, come scriveva Augusto Minzolini prima d'essere premiato con la direzione del Tg1, che consegna le prime case ai terremotati abruzzesi, è l'ultima versione dell'Uomo della Provvidenza. Bruno Vespa lo prende sottobraccio, da vecchio amico, fin dalla prima scena. A spasso fra le macerie dell'Aquila e della democrazia italiana. I commenti del conduttore spaziano fra "ma questo è un record!" a "un altro record!", fino a sfociare "è un miracolo!". Ma Onna, i terremotati e il loro dolore, la ricostruzione dell'Aquila, ancora di là da venire, sono soltanto pretesti.

Dopo mezzora si capisce qual è il vero scopo della trasmissione a reti unificate. Un attacco frontale alla stampa, anzi per dirla tutta a Repubblica. Noi giornalisti di Repubblica siamo "delinquenti", "farabutti" che ci ostiniamo a fargli domande alle quali il premier non risponde da mesi. Se non con questo impasto di minacce e menzogne, come la favola della "perdita di lettori e copie": un'affermazione smentita dalle vendite del giornale in edicola che sono in costante ascesa.

Ecco lo scopo di non avere un Ballarò e neppure un Matrix fra i piedi. Non tanto e non solo per disturbare il "vi piace il presepe?" allestito sulla tragedia del terremoto. Quanto per non rischiare un contraddittorio durante la fase di pestaggio.

Vespa non ci ha neppure provato, a parte il minimo sindacale ("Nessuno di Repubblica è presente"). Lasciamo perdere gli altri figuranti. Nessuno, nell'affrontare il problema dei rapporti con Fini, ha chiesto al Cavaliere un giudizio sui dossier a luci rosse contro il presidente della Camera sventolati come arma di ricatto da Vittorio Feltri, direttore del giornale di famiglia.

Già una volta il presidente del Consiglio era andato nel cosiddetto "salotto principe" della televisione, a "chiarire le vicende di Noemi e il resto", senza chiarire un bel nulla e con i giornalisti presenti, fra i quali il solito Sansonetti, il quale non poteva mancare neppure ieri sera, tutti ben contenti di non rivolgergli mezza domanda sul caso specifico. Stavolta però si è polverizzato davvero ogni primato d'inciviltà. Ma che razza di servizio pubblico è quello che organizza simili agguati? E' un'altra domanda che probabilmente non avrà mai risposta. Non da Berlusconi e tanto meno dai sottostanti vertici della Rai.

Il meno che si possa dire è che la puntata di "Porta a Porta" ha dato ragione a tutte le critiche della vigilia. Anzi, è andata molto oltre le peggiori aspettative. Ed è tuttavia interessante notare l'evoluzione del caso Berlusconi. Che senso ha attaccare la stampa indipendente al cospetto di una platea televisiva che poco o nulla sa delle inchieste di Repubblica e degli scandali del premier, dello stesso discredito internazionale che circonda ormai la figura di Berlusconi in tutto il mondo libero? E' davvero singolare che sia proprio Berlusconi a parlarne. Da solo, visto che i prudenti giornalisti chiamati a fargli ogni volta da corte, astutamente si guardano bene dal citare questi fatti. Per capirlo, ci vorrebbe uno psicoanalista, di quelli bravi.

Alla fine, a parte lo scempio d'informazione, cui ormai si è quasi abituati, indigna più di tutto la strumentalizzazione del dolore della gente abruzzese. La diretta in prima serata e l'oscuramento della concorrenza era stato giustificato dalla Rai con l'urgenza dell'evento, la consegna dei primi novantaquattro appartamenti agli sfollati del terremoto. Chiunque abbia seguito la serata ha potuto constatare come questo fosse appena un miserabile espediente, liquidato in pochi minuti, con qualche frase di circostanza e commozione da attori. Per poi passare al regolamento di conti con chiunque osi criticare il presidente del Consiglio. Ce la potevano risparmiare, questa serata di veleni e sciacalli.

(16 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-09-15

Berlusconi alla cerimonia di aggiudicazione. Contestazioni dei comitati: "No alla deportazione"

Bertolaso: "Entro fine mese via tutte le tendopoli". Il vescovo: "Basta chiacchiere sterili"

A Onna la consegna delle case

Il premier: "Promessa mantenuta"

Pagate 5.2 milioni di euro dalla Cri, fabbricate e montate dalla Provincia di Trento

Il Pd: "Non appartengono al progetto del governo". Pezzopane: "Niente trionfalismi"

A Onna la consegna delle case Il premier: "Promessa mantenuta"

Berlusconi visita le nuove case consegnate ai terremotati di Onna

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Multimedia

* IL VIDEO: la protesta dei cittadini

* LE IMMAGINI: le nuove case

L'AQUILA - Un polemico striscione di protesta ha accolto ad Onna il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in Abruzzo per consegnare le chiavi delle prima case ai terremotati. "Dove andremo a settembre? No alla deportazione", è scritto sul lenzuolo che i cittadini di Tempera, una frazione di Paganica, hanno innalzato sulla piazza di Onna. Temono che il freddo li allontani dalle tende prima che le loro case in paese siano pronte, e siano "deportati chissà dove". Come ha detto il vescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari a Silvio Berlusconi nel corso della cerimonia di consegna delle case, "gli abruzzesi sono stanchi delle chiacchiere sterili e della politica dell'odio".

Novantatre "moduli abitativi". A poche ore da un nuovo movimento sismico che ha fatto tornare la paura sull'Appennino, il premier consegna le prime case ai terremotati di Onna, la cittadina-simbolo devastata dal terremoto dello scorso 6 aprile. Novantatre "moduli abitativi", fabbricati in legno, "rifiniti e accoglienti" come li ha definiti il presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco, pagati 5.2 milioni di euro ricevuti dalle donazioni alle Croce Rossa, fabbricati in Trentino e montati in Abruzzo dal personale della Protezione civile della Provincia autonoma di Trento. "Nulla a che fare con il progetto-case del governo. Le cosiddette case di Berlusconi, le Newtown come le ha chiamate il premier - ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato - accoglieranno invece 4.500 nuclei familiari ma saranno completate entro dicembre".

E da Trento dicono... "Non sono stato invitato a Porta a Porta, poi oggi mi hanno chiesto se volevo partecipare tra il pubblico. Io non ho necessità di fare il pubblico, conto sul fatto che chi condurrà la trasmissione avrà cura di ricordare l'impegno anche del Trentino e anche delle persone del Trentino che hanno dato energia e tempo per questo progetto".

Il presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai parla con l'agenzia radiofonica Econews. " E' tutto il giorno - continua - che cerco di buttare acqua sul fuoco. Anche io ho qualcosa da dire del modo un po' sovraesposto con il quale il governo sta gestendo la consegna della case. Butto acqua sul fuoco per non coinvolgere la protezione civile in polemiche politiche, noi non siamo in Abruzzo contro o a favore del governo, ma per gli abruzzesi".

Berlusconi: "Promessa mantenuta". Orgoglioso il presidente del Consiglio: ''Era una promessa ardita ma l'abbiamo mantenuta. Speriamo che servano solo per poco tempo, ma queste case sono case dotate di tutto - ha aggiunto il premier - di ogni ben di Dio. C'è anche il sapone, la carne e le coperte. C'è proprio tutto''.

Bertolaso: "A dicembre un tetto per tutti". Case "assolutamente definitive", ha spiegato il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. E poi una promessa: "Entro la fine del mese saranno smontate tutte le tendopoli in Abruzzo - sotto le quali vivono ancora 11 mila persone - ed entro la fine dell'anno, tutti gli sfollati saranno sistemati nelle abitazioni. Potremmo ospitare nelle case di legno e in quelle antisismiche tra le 25 e le 30mila persone".

"Ma le case non bastano". Il presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane, ricorda però che le case non bastano: "Servono anche lavoro e luoghi sociali. Abbiamo 16.500 cassintegrati che non hanno più lavoro. Vanno fatti rientrare tutti. Il risultato di Onna - ha ammesso il presidente della Provincia - è sicuramente importante, ma vanno evitati toni trionfalistici. Migliaia di persone sono

ancora senza casa".

Inaugurato l'asilo Giulia Carnevale. Subito dopo l'assegnazione dei prefabbricati in legno, Berlusconi ha presenziato all'inaugurazione dell'asilo intitolato a Giulia Carnevale, giovane architetta che aveva ideato e disegnato il nuovo edificio, ma che il terremoto ha ucciso quel tragico 6 aprile sotto le macerie della Casa dello Studente all'Aquila. Grazie ai disegni conservati nel computer della ragazza, i tecnici della Protezione civile di Trento hanno tradotto in realtà il sogno di Giulia. "Se mia figlia fosse qui, sarebbe contenta di veder realizzato il suo progetto", ha detto la madre.

"Ancora molto tempo per rimuovere le macerie". Quanto alla rimozione delle macerie dal centro dell'Aquila, Bertolaso ha spiegato che ci vorrà ancora "molto tempo". "E' un lavoro che non può esser fatto con superficialità, andando lì con le ruspe e portare tutto in discarica, perché lì in mezzo c'è molto amianto e anche un mattone può avere un suo valore perché messo nel Quattrocento". Un lavoro "complicato, reso ancora più difficile dalla mancanza di discariche", alla cui risoluzione devono dare la loro collaborazione tutte le altre amministrazioni.

(15 settembre 2009)

 

 

 

A "Porta a Porta", il premier parla della ricostruzione all'Aquila, poi va giù duro

"Delinquenziale parlare di libertà di stampa a rischio". Poi Fini, i rapporti con l'Udc e i "comunisti"

Berlusconi: "Farabutti in tv, stampa e politica

Repubblica superpartito che mi attacca"

Sulla trasmissione in prima serata, il Cavaliere confessa: "Avrei preferito il Milan"

Berlusconi: "Farabutti in tv, stampa e politica Repubblica superpartito che mi attacca"

Silvio Berlusconi nello studio di Porta a porta con Bruno Vespa

ROMA - Mentre su Rai2 va in onda un poliziesco all'italiana, su Rai3 un film sugli ultimi giorni di Hitler (Ballarò è stato cancellato), e su Canale 5 Matrix è sostituito da un serial sulla mafia, Berlusconi è "costretto" a monopolizzare Rai1 per più di tre ore. "Costretto" perché se fosse stato per lui, avrebbe preferito guardare il Milan: "Ero nettamente contrario allo spostamento in prima serata della trasmissione. Come proprietario del Milan, avrei grandemente voluto assistere alla partita di stasera di Champions league. Ma ho accettato l'invito".

Trascorsi i primi 45 miniuti sul terremoto all'Aquila e i progetti di ricostruzione ("Entro dicembre tutti gli sfollati avranno un tetto sulla testa e senza alcuna tassa aggiuntiva perché stanzieremo 30 miliardi di euro"), Silvio Berlusconi ha aperto il fuoco sulla libertà di stampa: "Siamo circondati da farabutti in tivù, stampa e politica. La Rai è l'unica rete pubblica che parla male del governo con i soldi dei contribuenti".

E poi una bordata a Repubblica: "E' un giornale retto da un editore svizzero, con un direttore dichiaratamente evasore fiscale". Vespa prova ad interromperlo: "Mauro dice che non è vero", ma Berlusconi insiste: "Lei ha un gran senso dell'umorismo, ma è delinquenziale parlare di attentato alla libertà di stampa. Denunciare quella testata era il minimo che potessi fare".

Non poteva mancare un accenno ai dissapori in casa Pdl: "Con Fini non ci sono problemi da parte mia", ha detto Berlusconi. "Ci sono due concezioni diverse in campo. Io vedo i partiti come movimenti che devono organizzarsi nei momenti elettorali. Per Fini e i professionisti della politica - e io non lo sono - il partito deve discutere le decisioni che devono essere prese dal governo. Due concezioni diverse, ma nessun problema con Fini".

Spara invece sull'Udc: "Fa parte del PPE e mi parrebbe logico e conseguente che si alleasse con noi, mentre fa calcoli di convenienza con la sinistra nelle regioni rosse solo per avere assessori e fette di potere". Pier Ferdinando Casini interviene in diretta per spiegare che è l'unica forza politica all'opposizione con il vecchio governo e con l'attuale: "Perché a noi - dice il presidente dell'Udc - piace stare con chi governa bene. E comunque, se Berlusconi dice che puntiamo alle clientele, vuol dire che non faremo alleanze con il Pdl alle regionali". Ma il Berlusconi gela il dialogo prima ancora che nasca, e laconico replica: "Auguri".

Poi il Cavaliere torna ad incensarsi. "Il mio esecutivo è meglio quello di De Gasperi", dice convinto: "Lui fu il padre della patria, ma il mio esecutivo è il migliore". E quando parla dell'opposizione, Berlusconi non perde l'abitudine di definarla "comunista". Anche Vespa tenta timidamente di contraddirlo ("Non esistono più i comunisti. Si chiamano Pd"), ma il premier ha insistito: "Sono e saranno sempre dei vecchi comunisti. D'Alema è un vetero comunista che sta lì a fare il comunista da 40 anni. Le accuse che rivolge al governo sono espressioni da puro stalinista. Serve un cambiamento generazionale".

E a Vespa che gli fa osservare come sia paradossale che a invocare il cambiamento generazionale sia proprio lui, Berlusconi, che di anni ne ha 73, il premier replica piccato: "Io sono il più giovane: non è l'età che fa l'innovazione. E' il cervello, caro dottore".

(15 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Il segretario del Pd rinuncia alla trasmissione del 23 settembre

"Terremotati strumentalizzati, non mi presto a questa operazione"

Franceschini dice no a Vespa

"Non vengo a Porta a Porta"

Il conduttore Rai replica: "Sono motivazioni pretestuose"

Di Pietro attacca il giornalista. E Lui: "O si scusa o non lo invito più"

Franceschini dice no a Vespa "Non vengo a Porta a Porta"

Dario Franceschini

ROMA - "Non vengo a Porta a Porta". Dopo le polemiche per la cancellazione della puntata di Ballarò, Dario Franceschini rinuncia all'invito di Bruno Vespa che aveva programmato una trasmissione con il segretario del Pd per il 23 settembre.

"Leggo ora - dice il leader Pd - alcune dichiarazioni di Vespa secondo le quali la mia presenza sarebbe da intendere come una sorta di par condicio per coprire l'incredibile scelta della Rai di stravolgere i palinsesti dell'azienda allo scopo di garantire al premier una vetrina strumentalizzando e spettacolarizzando il dramma dei terremotati d'Abruzzo. E' un'operazione grave di cui non posso e non voglio rendermi complice in nessun modo". E successivamente, durante un'iniziativa a Scandicci, Franceschini afferma che la legge sul conflitto di interessi va riportata in Parlamento: "Assolutamente sì - risponde a una domanda sull'argomento - Naturalmente sappiamo di essere in minoranza e che la maggioranza non ha intenzione di occuparsene. Metà del sistema di informazione è condizionato dal conflitto di interesse. Abbiamo la grave responsabilità di non aver fatto la legge quando andava fatta. Dobbiamo fare una battaglia fino in fondo. E' un dovere dopo gli errori che ha commesso in passato il centrosinistra".

Secca la replica di Vespa ("motivazioni pretestuose") che attacca il segretario del Pd: "Non le consento di definire una nostra trasmissione come una vetrina al servizio del presidente del Consiglio. Esigo lo stesso rispetto rivolto ad altre trasmissioni che dal pluralismo di Porta a Porta hanno tutto da imparare". Franceschini rilancia: "La logica della puntata di questa sera e' di trasformare il dolore in spettacolo''.

Ma è tutto il Pd che attacca la scelta di viale Mazzini. "Stasera si dovrebbe festeggiare il dono dei prefabbricati costruiti dalla provincia di Trento, cui siamo grati", dice Massimo D'Alema. Per questo il protagonista, chiosa l'ex ministro degli Esteri, dovrebbe essere il presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, anche perché "le villette che erano state promesse da Berlusconi non sono ancora pronte". "Spero intanto - ironizza D'Alema - che il presidente del Consiglio comunichi la lista dei terremotati ospitati a casa sua visto che aveva preso questo nobile impegno".

Ma non è solo il Pd a entrare in rotta di collisione con Vespa. Basta leggere le parole di Antonio Di Pietro: "La Rai promuove l'informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana". Vespa risponde con un aut aut: "Eviteremo di invitarlo a sedersi sulla "sedia elettrica" della nostra trasmissione. A meno che, naturalmente, non si scusi".

E anche dall'interno del cda della Rai si levano nuove voci critiche. "L'episodio di Ballarò - dice il consigliere Nino Rizzo Nervo - è grave in sé, e denuncia senza mezzi termini che si vuole non solo compiacere e non disturbare il manovratore ma anche attuare un preciso disegno per anestetizzare le ultime diversità che resistono nel servizio pubblico radiotelevisivo".

Severa poi la condanna del cardinale Ersilio Tonini che critica il rinvio di Ballarò. "Chiunque ami il giornalismo - dice l'arcivescovo emerito di Ravenna - non può far festa. Non è una conquista, è un segno che i pezzi grossi contano di più. Che senza i grandi protettori, non si fa niente".

(15 settembre 2009)

 

 

 

 

I vertici di viale Mazzini "tagliano" la trasmissione di Floris

Il conduttore: "Decisione immotivata". Ruffini: "Noi eravamo contrari"

Da Vespa la consegna delle case in Abruzzo

la Rai cancella la puntata di Ballarò

Rizzo Nervo: "Masi si ricordi che non è più a Palazzo Chigi"

Vespa: "E' un riconoscimento per l'impegno di Porta a Porta"

Da Vespa la consegna delle case in Abruzzo la Rai cancella la puntata di Ballarò

Giovanni Floris

ROMA - Uno speciale di Porta a Porta in prima serata martedì, dedicato alla consegna delle prime case ai terremotati d'Abruzzo, farà slittare la prima puntata della nuova stagione di Ballarò. Una decisione che il vicedirettore generale Antonio Marano motiva con la volontà di "valorizzare un momento importante per il Paese". Ma che crea polemiche. "E' un atto immotivato ai miei occhi, non riesco a comprenderne le ragioni. Avremmo potuto trattare gli stessi temi dello speciale di Raiuno, non vedo il motivo di sostituirci" commenta il conduttore Giovanni Floris. "Si tratta di una decisione presa contro il nostro parere" sottolinea il direttore di Raitre, Paolo Ruffini.

Marano, però, difende la scelta e nega contrasti: "Per Ballarò non c'è alcun problema, è solo uno spostamento che abbiamo ritenuto opportuno visto il tipo di evento e per non far sovrapporre due programmi di approfondimento". Spiegazioni che non convincono nè Floris nè Ruffini. "Abbiamo

un inviato in Abruzzo da due settimane - spiega il giornalista di Rai 3 -, e la cerimonia del 15 settembre era un avvenimento previsto da prima che presentassimo la trasmissione. Naturalmente poi avremmo parlato anche di altro, di attualità politica e di attualità economica".

Ruffini rincara la dose: "Ho detto al responsabile dei palinsesti che la decisione di stravolgere la programmazione con una comunicazione improvvisa via e-mail, a meno di 48 ore dalla messa in onda del programma, dopo che era già stata tenuta peraltro la conferenza stampa avrebbe inevitabilmente assunto un nuovo sapore e danneggiato l'immagine aziendale". Preoccupazioni che i vertici di viale Mazzini non hanno minimamente raccolto. E che alimenta i timori di chi parla di una volontà "normalizzatrice" da parte dell'esecutivo su Rai 3. "A tutti quelli che mi telefonano allarmati dico che mi auguro che sia solo un episodio sgradevole e grave, e che mi auguro che andremo in onda prima possibile dicendo tutto quello che abbiamo da dire" promette Floris.

Dal suo canto il presidente del Cda Paolo Garimberti (che ha appreso della decisione solo oggi pomeriggio) riconosce che, trattandosi di una "un evento programmato e programmabile, si poteva fare tutto per tempo ed evitare di mettere la Rai al centro di nuove polemiche politiche". Il consigliere d'amministrazione Nino Rizzo Nervo tira in ballo il direttore generale Mauro Masi parlando di "un'azione di disturbo sulla terza rete che ha come fine la sua 'normalizzazione'. Qualcuno dovrebbe spiegare al direttore generale che non è più a Palazzo Chigi e che vi è una profonda differenza tra televisione pubblica e televisione di Stato". Da viale Mazzini, però, si rivendica la legittimità della scelta: ad un evento come la riconsegna delle case ai terremotati è giusto dare il maggiore spazio possibile su Raiuno.

E se il presidente della Fnsi Roberto Natale diche il vertice della Rai "sembra aver smarrito il senso della dignità del servizio pubblico", il cdr del Tg3 vede un attacco all'informazione della Rai: "La terza rete è sotto tiro, si tratta di un colpo durissimo ai principi di

pluralismo che sono alla base del servizio pubblico".

Critico il Pd che, per bocca di Paolo Gentiloni, parla di "un grave tentativo di trasformare la consegna delle prime case ai terremotati di Onna in una sorta di reality show governativo, col premier come protagonista". Mentre Pier Luigi Bersani ricorda l'appuntamento del 19 settembre per la libertà di informazione: "Meglio andare a discuterne in piazza del Popolo sabato prossimo". Replica secca del Pdl: "Lo spostamento è solo un fatto tecnico e le polemiche contro questa decisione suscitano solo "indifferenza". Evita la polemica, invece, Bruno Vespa che definisce la puntata "un riconoscimento" per l'impegno di Porta a Porta nella raccolta di fondi per i terremotati. E proprio a Vespa si rivolge, ironicamente, Massimo D'Alema: "E' evidente che c'è un commentatore principe che offre tutte le garanzie di mettere in giusta luce le opere del miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni. Rivolgo un invito a Vespa: lui non lo dovrebbe permettere. Sarebbe un bellissimo segnale, ma so che forse non accadrà". E sempre sul fronte delle politiche legate all'informazione, l'ex ministro degli Esteri replica agli attacchi del quotidiano Libero: "C'erano estremi per querelare il giornale, ma ho fatto una cosa diversa". Un chiaro riferimento alle scellte del premier che, invece, ha querelato Repubblica e l'Unità.

(13 settembre 2009)

 

 

 

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